mercoledì 30 aprile 2014

Troppe cose, tutte insieme. 

Andres Norum che lo informa che quella confidenza tra di loro deve finire. Che non può prendersi il lusso di lasciarsi andare, pur con piacere, all'essere ancora una volta ragazzini. Per non perdere di vista  quella parte della sua vita che ha ancora il potere di fare male.
..Se ne vali la pena..

Daphne Kim che lo prende in giro. Quando lui non ha la capacità mentale di ricordare quanto successo la sera prima - dopo tre birre a canna, due bottiglie di whisky ed una di rum - che gli hanno annebbiato la mente e la vista facendolo cadere nell'uomo banale. Quello che provoca per ottenere qualcosa. 

Se solo fosse stato vero, sarebbe stato bello..

Quelle parole ronzano nella mente di Brendan Connor come un ape fastidiosa che cerca un angolo del suo cervello per costruire un'alveare e rendere ancora più vorticoso il ronzare dei pensieri. Si guarda nello specchio della sua camera che John ha lasciato da poco, con le lenzuola ancora sfatte. Dopo che l'ha portato via da una serata un pò stressante, fatta di tre accompagnatori allo stesso tavolo. Ognuno diverso dall'altro. Daphne con la sua bellezza sempre più intensa. Andres con il suo accento rimmer che scivola con facilità fuori dalle labbra nel parlare con qualcuno che forse è come lui e Brendan Connor , l'uomo dalla barbetta incolta e dai capelli spettinati. Quel fascino da ragazzino ribelle con la faccia da schiaffi.

Emma McKindley a cui ha detto senza riflettere che sarà sempre pronto a difendere l'onore della sua donna. E' uscito talmente spontaneo da non riuscire a fermarlo. Forse perchè neanche lo voleva fare. E lei che si confida, che gli dice quelli che sono i suoi problemi. Forse più per parlare che per il reale bisogno di un consiglio. Anche se pende da quelle labbra ed annuisce più decisa quando lui sembra incoraggiarla a fare la scelta più giusta che non è mai la più facile.

Di una scazzottata che è sempre più lontana. Sempre più un ricordo mentre la vita scorre sempre più veloce e si porta via quei due ragazzini che ridevano e che scherzavano mentre qualcuno, fuori, ancora spara.

lunedì 21 aprile 2014

E' una bella giornata di sole su Horyzon, ciò nonostante Brendan Connor è scuro in volto. Osserva il cielo da quella posizione privilegiata. Una vecchia amaca che qualcuno si è ricordato di piazzare tra due alberi, li nel giardino della casa. Non è elegante. Non è fine ma non è certo quello che conta. Sigaretta tra le labbra. I pensieri che scivolano sotto pelle carezzandolo gentilmente.

Ming Li con il suo desiderio di scoperta per cercare una pace interiore che probabilmente non arriverà mai. 
Daphne Kim che non è mai arrivata su Corona al resort. Che lui non sta cercando perchè forse, almeno lei, ha trovato un modo per staccare la spina. Allontanarsi dal mondo per un paio di giorni o per - forse - almeno un paio di ore.

Sum che pende da un lampadario nella sua camera da letto. Il rigor mortis che prende il sopravvento mentre qualcuno disperatamente cerca di tenerla ancora in vita. Lei che li informa di una condanna che è già stata scritta, che è sui muri della strada. Nelle pareti della Casa che hanno anche gli occhi. Che sanno parlare e che raccontano una storia.

Andres Norum. Il ragazzo che fa da contorno senza effettivamente esserlo. Lui che tenta di fare presenza raccogliendo forse troppe informazioni. Troppi dettagli che ad un occhio  poco attento potrebbero risultare insignificanti. E' la seconda volta che Brendan Connor, dopo un momento di gioiosa spontaneità, pecca di sfrontatezza. La seconda volta in cui su quel viso di giovane uomo passano emozioni così contrastanti tra di loro da lasciarlo spiazzato. La seconda volta in cui si sente vittima di una mancanza. Che sia di semplice tatto o di altro.

Un paio di muffin al cioccolato e pistacchio. Recupera il c.pad in quel momento iniziando a scrivere un messaggio. C'è una persona che vorrebbe vedere. Che l'ultima volta l'ha stretto tra le braccia perchè troppo buona per lasciarlo andare. Per lasciarlo ad annebbiare i sensi e la mente con qualche pillola in più. Quelle che nascondono un male che è solo nella sua testa anche se l'effetto passa più velocemente del solito. Sempre troppo velocemente.

 Unification Park ore 21.00

Il messaggio dice solo questo. Niente firma ed ha solo l'aria del bisogno. Quello di vedere di nuovo un sorriso così luminoso che tutto il resto, persino il sole, al confronto è niente.
 

sabato 12 aprile 2014

E' stata una giornata strana quella di oggi. Una giornata in cui ci si ritrova a dover far sorridere una donna che qualcuno ha fatto innervosire. Forse per semplice gelosia o per mancanza di fiducia. 
Si passa dalla rabbia furiosa, che qualcuno riesce anche a sentire ed a fare sua di conseguenza, alla risata spontanea ed allegra. Di giovane donna. Daphne Kim provoca per tutto il pomeriggio, spogliandosi di fronte a loro come se volesse studiarne le reazioni. Loro le dicono che è crudele. Lei sorride e l'espressione tesa di poco prima sparisce piano, tra una risata ed un'altra.

La sera scivola verso la sua fine con lentezza almeno fin quando qualcuno non lo informa dell'arrivo di una persona. Brendan Connor è sorpreso, ciò nonostante si muove per raggiungere la sala della Musica. Ci vuole poco per riconoscere la persona dentro la stanza. Poco per sentire il cuore gonfiarsi di nuovo, per l'ennesima volta in sua presenza. Ancora meno per sorriderle richiudendo dietro di sè la porta di quella stanza. Un modo decisamente blando per tenere fuori il mondo e lasciare dentro i segreti. 

Poi una passeggiata nel giardino, la luna che fa da scenario ad una coppia quasi perfetta. Almeno fin quando le fronde di un salice piangente non finiscono con l'intromettersi. Brendan Connor vacilla. Tentenna e la guarda con occhi diversi, di chi vorrebbe divorare senza essere sicuro di averne il permesso.
E' un uomo affamato. Pieno di desiderio e passione che riversa in quel bacio così da rendere chiaro ciò che realmente vuole. 

Resti con me stanotte?

La prima ed unica volta in cui le ha chiesto qualcosa. A nascondere sempre il suo desiderio per impedirle di andare via. Lei non si sottrae. Lo asseconda persino sentendolo fremere sotto le dita. Raggiungono la camera da letto poco dopo. Li tra quelle lenzuola nere quasi a contrasto con il candore eterno delle pareti. 
Ma forse la cosa più bella sarà il dopo. Quando stanchi e sudati, avvolti da quella sensazione di benessere lungo tutto il corpo, Brendan Connor la stringerà a sè, tra le sue braccia. Per guardarla addormentarsi mentre lui, piano, le accarezza il viso.

martedì 1 aprile 2014

Appena ho un attimo vengo a rapirti promesso.

Nello stesso istante in cui invia quel messaggio, Brendan Connor si rende conto di non poter mantenere quella promesse appena fatta. Si passa distrattamente una mano a sfregare la barba  incolta. Si sta rivestendo. Dopo un incontro andato tutto sommato bene. Senza particolari difficoltà apparte il suo menefreghismo più che mai evidente e la mente da un'altra parte. Allaccia i bottoni di quella camicia e si guarda nello specchio che ha di fronte. 

Lo sguardo troppo serio, di chi nasconde qualcosa e non vuole farla uscire. Il corpo allenato, che regala a tante donne senza però effettivamente volerlo. La mente brillante che spesso si nasconde dietro una faccia da schiaffi e quell'aria da ragazzino mai cresciuto, quando in verità qualcuno l'ha visto crescere troppo in fretta e senza troppi perchè. Recupera il c.pad.

E' tentato di scrivere ancora, di mandare un altro messaggio. Mai come ora sembra sentirsi così ridicolo nel tentativo di prendere in giro sè stesso più che lei. Lei che sorride e che lo invita al Boiler. Li dove viene difficile anche scegliere un percorso, per evitare di rivelare troppo o troppo poco. Loro seduti ad un tavolino con davanti delle rose rosse. Un tris di dolci e due thè : una alla vaniglia, dolce e zuccheroso e l'altro alla menta, fresco e brillante

La voglia di non pensare al domani. Di rimanere con i piedi per terra  e godere di quel poco tempo passato assieme. Sempre meno ora che stringe con più forza il c.pad tra le dita. Lo getta poi via, in un impeto violento che ne gonfia appena le vene del collo. Socchiude gli occhi ed infila la giacca. Si guarda allo specchio ed è di nuovo lui. L'uomo arrogante, la bellezza sfrontata segnata da quell'età che non nasconde a nessuno. Nemmeno a sè stesso. Sorride perchè la notte e giovane e lui ha cose da fare. Sarà una lunga notte, nella speranza che i pensieri non passino per tormentarlo.

venerdì 28 marzo 2014

Una giostra. La musica per bambini e quelle mille luci colorate. Un paio di orecchini ed un bacio. Brendan Connor osserva la donna sdraiata sul letto di quella camera d'albergo con indosso la maglia con cui s'è presentato all'incontro. Siede con i gomiti poggiati sulle ginocchia e lo sguardo assorto. Ad osservare la curva sottile che le passa dal lobo fino alle labbra scorrendo con lo sguardo lungo la mandibola. Si è dovuto allontanare per forza. Un pò per non saltarle addosso. Un pò per rispettare quella promessa fatta in precedenza. Dormire solo insieme. Deglutisce a fatica osservando quella coscia che spunta fuori dalle lenzuola. Reclina a destra ed a sinistra la testa così da sciogliere i muscoli del collo indolenziti. Tesi per lo sforzo fisico ma soprattutto mentale a cui li sta sottoponendo. Non cadere in tentazione. Manca poco all'alba. A breve dovrà svegliarla per informarla che sta per andare via. Non può tardare oltre. 

Si muove solo in quel momento raggiungendo il letto su cui scivola piano e con leggerezza per timore di svegliarla troppo bruscamente. Non vuole che il risveglio sia brutale.Le accarezza piano il viso scostandole indietro una ciocca di capelli scuri. Lei apre gli occhi e sorride. Brendan Connor fa altrettanto

"Siamo stati bravi" Le dice divertito continuando però a toccarle il viso lentamente. "Ma devo andare..." Amareggiato forse dal doverglielo comunicare così presto di prima mattina. 

"Ci vediamo stasera" Dice Emma Mckindley. Lui annuisce mentre si riveste velocemente pronto per lasciarla da sola. "A stasera" Fa lui piegandosi poi in avanti per baciarla piano e con lentezza. Un bacio diverso da quello di ieri sera.

lunedì 24 marzo 2014

E' una notte come tante. Brendan Connor si trova in una stanza dai confini strani, non definiti. Nudo, il corpo sudato. I capelli a sfiorargli la fronte. Al suo fianco una donna. Il corpo perfetto ma privo di volto. Una nuvola distorta a celarlo per impedirgli di vedere. Scivola tra quelle braccia con lentezza. E' violento, animalesco. Lascia i segni sulla pelle. Non sembra voler lesinare niente. Neanche l'anima che si mescola con quella della donna sotto di lui, dentro cui scivola con il solo scopo di annullare i sensi e sè stesso. I muscoli della schiena che si muovono, che guizzano sotto la pelle ad ogni spinta. Le braccia protese a sostegno del corpo. Le mani affondare tra i cuscini e tra quei capelli neri. Ringhia anche, come un animale in gabbia mentre si arrotola tra le lenzuola. Mentre si mescola in un letto che non gli appartiene. L'amplesso dura poco. E' questione di un attimo. Scivola al fianco della donna con il respiro mozzato. Il cuore che gli batte nella gola. Non è soddisfatto però. Non sembra neanche lontanamente appagato. Scivola giù dal letto con velocità. Con quella cicatrice sul fianco che luccica appena quando i raggi della luna ne raggiungono la perfezione quasi statuaria. E' un attimo ed il pacchetto di sigarette è tra le sue mani. Lo guarda per un breve istante. Qualcuno, dietro di lui, ne osserva la forma perfetta dei glutei invitandolo a tornare da lei. Rigira appena il pacchetto di sigarette tra le dita poi sorride. Scuote il capo e lo ripone di nuovo sul tavolo. Lo accarezza appena. La notte è ancora lunga purtroppo ma forse, in quel momento, ha deciso di non fumare. L'ha fatto per lei. L'ha fatto per sè stesso. Forse, semplicemente, per entrambi.

martedì 18 marzo 2014

E' una giornata come tante altre. Una di quelle in cui ci dovrebbe chiedere il perchè di tante cose. Perchè hai deciso di entrare nella Shouye? Perchè non hai smetto di farti di antidolorifici? Perchè non hai smesso di finire ogni sera in un letto diverso e svegliarti la mattina dopo con la sensazione del niente addosso? Perchè sei tornato?
Brendan Connor è seduto di fronte alla sua scrivania, li nella camera che la Shouye gli ha preparato. Gusto minimalista, tinte bianche e rosse che scivolano insieme creando giochi di luce appariscenti.  Una sigaretta tra le labbra, il contenitore degli antidolorifici li in un angolo mentre le dita scorrono veloci su quel diaro, trovato in qualche mercato che ancora possiede i ricordi di un passato ormai perduto. Scrive per dimenticare, scrive per non pensare. 
Ha l'aria stanca, i tratti del viso invecchiati. L'espressione assorta. Un paio di nomi corrono su quel foglio. Rowan Ford, l'amico ritrovato che non ha perso il sorriso nonostante tutto. L'uomo con cui fare a botte e sentirsi ancora un ragazzino. Daphne Kim. La donna dal neo sulla guancia e gli occhi sottili. Di quella bellezza che solo pochi sanno possedere. Daphne che si arrabbia, che ha voglia di picchiarlo e di strappargli la carne a morsi, e se fosse per un solo desiderio fisico forse ci avrebbe anche creduto. Daphne che, sotto ogni punto di vista, sembra ascoltare i suoi pensieri così come lui fa con quelli di lei.
E quegli occhi azzurri. Gli occhi incontrati al cafè. Belli oltre ogni aspettativa.
Il treno passa una volta sola. Si porta via tutto e lascia i ricordi. Ma le rotaie no. Loro vanno nella stessa direzione. Seguono quel percorso fianco a fianco in attesa di quell'attimo - quando due rotaie cambiano traiettoria - in cui potersi incontrare e toccare. Un istante fugace, la questione di un brivido. La sottile differenza tra l'essere da solo e l'essere in due.